Epifania

Quand’ero bambino non ricevevo mai i regali per il giorno di Natale, bensì solo nel giorno della Befana. Cioè per il giorno dell’Epifania.
Il 6 gennaio commemora la visita dei tre re Magi a Gesù in Betlemme. Si vuole che Baldassarre, Gaspare e Melchiorre, seguendo da Oriente una stella cometa, abbiano portato al piccolo figlio di Dio doni destinati ad un sovrano: oro, incenso e mirra. Quindi poiché Gesù era bambino, l’Epifania è diventato il giorno in cui tutti i bambini ricevono i doni, giocattoli e dolciumi se sono stati buoni, carbone se cattivi. Ed io aggiungevo al Presepe le tre statuine dei Re messe in fila.
Questa ricorrenza, invero, avrebbe un significato più profondo, più spirituale, un significato ormai lontano nel tempo confermato dall’etimologia greca e latina di epifania, ἐπιϕάνεια ed epiphanīa: si ricordava la manifestazione della divinità del Figlio di Dio, cioè il battesimo nel Giordano, l’adorazione dei Magi e il primo miracolo.
Epifania quindi manifestazione, rivelazione, visibilità di qualità superiori, di un mondo superiore agli uomini.
Un anno di tanto tempo fa, dormivo ancora nel lettino con le sponde, la mia Befana fu speciale, piena di stupore. Mi svegliai con accanto un bellissimo, grande, pupazzo di Paperino vestito della divisa da guardia della Regina d’Inghilterra. Io credetti veramente che era stata la Befana a portarmelo durante la notte. Un’emozione grandissima.
Ora il ricordo di quel risveglio è differente perché sono diventato grande ed ha subito un’evoluzione, cioè che fu una manifestazione di un qualcosa di invisibile. Il punto di incontro tra cielo e terra. Un’ Epifania, appunto.
Ringrazio la mamma e il babbo per questo.

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