Il Tempo e le Anime (A mio padre e a mia madre) – Parte quinta

Il Maestro individuò il proprio Discepolo secondo una predestinazione che aveva fatto incontrare lontane esistenze profondamente affini: la freccia scoccata dall’arco colse esattamente il centro del bersaglio perché esso faceva tutt’uno con l’arciere.

L’intima essenza di Riccardo lo indusse a incamminarsi per l’ardua via che avrebbe trasformato un fabbro realizzatore di stufe a legna e carbone in dominatore di potenze del Cosmo, non per decisione, non per volontà, ma perché poteva essere solo così, come se la sua esistenza avesse la sola direzione individuata da una strada ferrata. La necessità oscurò la libertà della ragione.

Riccardo mostrò coraggio nell’andare oltre il proprio sé fisico e spirituale né mai si pentì del difficile, duro, aspro tirocinio che per un anno sconvolse la sua vita: fu preda di effimeri disturbi neurologici quali vertigini seguite da deliquio, oppure cadeva a terra senza svenire e tremare con clonie non dissimili da quelle epilettiche. Avrebbero potuto essere rubricati come fenomeni isterici. E capitava anche che le stanze buie si illuminassero da sole prima di toccare l’interruttore della luce. Suggestioni? La spiegazione è invero semplice se si è disposti ad abbandonare il materialismo quale unico criterio di giudizio e che il raziocinio, con approccio euristico, possa fornire spiegazioni ammettendo cause appartenenti al mistero: i disturbi neurologici erano sintomi e prove di una rivoluzione alchemica del proprio essere con cui le energie di Riccardo, quelle avvertite dal Professore, avrebbero provveduto a soggiogare i potenti esseri invisibili del Cosmo, gli Spiriti. Dunque si trattava di un’iniziazione che comportava un tale conflitto da cadere esausto, sconvolto in ogni sua fibra. È evidente che tali fenomeni comparsi quasi all’improvviso non passassero inosservati, ma non so come i parenti e Alda, la donna con cui era fidanzato, abbiano affrontato questo periodo difficile di Riccardo. Al compimento dell’iniziazione con il Professore, l’apparente sofferenza scomparve senza lasciare alcuno strascico permanente sulla sua salute né alcuno stigma nella considerazione verso di lui.

La magia, le scienze occulte, alcune religioni così come certe associazioni esclusive di persone si fondano su dottrine e insegnamenti esoterici cioè che devono essere divulgati a pochi adepti dopo aver dimostrato di esserne degni tanto per profondità di spirito quanto per equilibrio e segretezza.

Raddoppiando la prima consonante ’s’ di esoterismo si ottiene una parola dal senso opposto: è essoterica quella dottrina, o parte di essa, quell’azione religiosa oppure magica che, con minori restrizioni e minore profondità, può essere manifestata anche ai profani tenendo celato il nucleo più sostanzioso, senza arrivare al nucleo fondante. E il babbo non rivelò alcun dettaglio sostanziale sull’iniziazione, nemmeno alla mia mamma, testimone dei suoi segreti e sola persona a cui schiuse una parte di essi. Se il Professore aveva trovato nel babbo il degno erede, il Mago non incontrò a sua volta alcuno capace di sopportare l’intero peso, la potenza, del dono ricevuto.

La sapienza esoterica reclama un primato di concettuale autorità sulla pratica essoterica senza contenerla interamente, formando una sorta di diarchia oppositiva non solo nella magia, nelle religioni misteriche e in certe pratiche rituali; l’esoterismo può infatti ricorrere anche in ambito artistico: per esempio, la bellezza dei dipinti di Leonardo da Vinci, Sandro Botticelli, Nicolas Poussin, Albrecht Dürer, in epoca più vicina la bellezza che proviene dalle opere di Pierre Puvis de Chavannes, Odilon Redon, Wassily Kandinsky, Edvard Munch, Paul Klee, Luigi Russolo, Kazimir Malevic, Gaetano Previati, Giacomo Balla, Piet Mondrian, nasconde e mimetizza significati più profondi ma interpretabili solo da pochi, così come nella musica, per sua natura la più sfuggente delle arti, Johann Sebastian Bach, Claude Debussy e Arnold Schönberg nascosero nel pentagramma messaggi di cui si avverte la presenza ma sono difficilmente interpretabili. L’opera d’arte in quanto tale è la parte essoterica; ciò che si manifesta pienamente ai sensi, ciò che fornisce immediato piacere oppure superficiale riflessione, offusca il profondo intrinseco significato inteso dall’artista. La superficie ai più appare sufficiente.

«Essere mago potrebbe nuocerle in questo paese ubriacato da religiosi ipocriti. È una macchia. Dovrà nascondersi dietro a sé stesso», disse il Professore a Riccardo .

Il babbo seguì il sentiero essoterico con il fine di mimetizzare l’ombroso labirinto esoterico con le attività meno inconsuete, più rassicuranti per gli uomini moderni, di cartomante, chiromante, di persona che segnava per liberare efficacemente dal malocchio cioè da quegli influssi che imprigionavano le persone nella cattiveria altrui. Tutto questo rientrava nell’ambito essoterico poiché chiunque poteva fruirne senza saperne di più, discostandosi dagli altri fattucchieri unicamente perché il babbo di tutti era il migliore, tanto che a lui venivano inviati i casi apparentemente irrisolvibili; come riusciva a ottenere i benefici era invece a tutti ignoto: esisteva una sola chiave di accesso alla sua verità, al suo vero essere, e il Mago la teneva saldamente chiusa col suo silenzio. E ricordo gli inquieti percorsi circolari intorno al tavolo di casa oppure le camminate solitarie per i portici della città mentre, serio e concentrato, mentre parlava con se stesso gesticolando visibilmente, senza il suono di alcuna parola, tutto questo non era manifestazione di originalità ma, obbligandosi al silenzio esoterico, un dialogo mentale con un sé sdoppiato o con interlocutore invisibile.

Che discutesse con il Professore?

(Continua)

 

You cannot copy content of this page