La reideologizzazione radiofonica della nuova destra

Oggi ho ascoltato una conversazione trasmessa da Radiotre pittore piacentino Osvaldo Barbieri. Con lo pseudonimo Bot, aderì al Futurismo ed ebbe la benedizione di Filippo Tommaso Marinetti; amico di Italo Balbo, Barbieri fu attivo particolarmente durante il ventennio fascista aderendo ad esso ideologicamente e producendo opere organiche al Regime. Mentre ascoltavo la trasmissione mi è venuto in mente qualche pensiero. Chi mi conosce sa che il mio cuore politico sta dalla parte dove pulsa il cuore eppure, se uno analizza i libri della mia biblioteca vedrà che gli autori e i testi non appartenenti a questa parte fisica e politica sono presenti in grande misura. Non leggo seguendo pregiudizi ideologici. Penso quindi di avere un giudizio adeguatamente distaccato. Mi sono reso conto, in maniera non molto divertita, ascoltando stamani Radiotre e rammentando altri contesti radiofonici, che è in atto una progressiva maggior attenzione nei confronti di temi e artisti orbitanti o appartenenti alla cultura di destra. Per carità, si può parlare di ogni cosa, in maniera scientifica, di aspetti culturali, di artisti sottoposti a damnatio memoriae, finora banditi perché partoriti durante il ventennio fascista, oppure graditi all’area politica post fascista. Quello che mi infastidisce è che tutto pare il risultato di un sottile, ma nemmeno tanto, coerente, sollecito piano di riqualificazione ideologica da Minculpop (non è turpiloquio, ma sta per Ministero della Cultura Popolare tenuto da Alessandro Pavolini dal 1937 al 1943) dell’attuale governo in carica e non perché conseguente ad un naturale ampliamento degli orizzonti culturali libero, ma precisi piani politici di reideologizzazione. D’altra parte fu proprio Mussolini a rendersi conto dell’importanza dei nuovi media come radio e cinematografo, ai fini della propaganda politica e della fascistizzazione degli italiani. In questo senso può essere interpretata l’attenzione radiofonica nel pubblicizzare la mostra alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma dedicata al non molto rilevante John Ronald Reuel Tolkien ma autore assai gradito a Giorgia Meloni (che tristezza,  Palma Bucarelli, tu raffinatissima intellettuale, tu storica direttrice della GNAM!), cosa risibile visto che questa stessa istituzione non ha mostrato alcun interesse per il centenario della morte di Marcel Proust seppure scrittore non di sinistra ma, probabilmente, a differenza di Tolkien, il più grande scrittore di tutti i tempi.

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