Il Tempo e le Anime (A mio padre e a mia madre) – Parte ventunesima

«Ero in casa sola con il babbo. Nella quiete di una notte lo assistetti durante la catalessi. Avvenne per una volta sola…Tuo padre si allontanò dalla vita senza morire, sul letto… di là…» E indicò la stanza con il capo.
«La sua anima si separò dal corpo quasi totalmente. Solo un filo sottile sottile la teneva congiunta al corpo, un filo per non perdersi nell’Aldilà per sempre… Nessun errore, né suo… né mio, altrimenti il filo si sarebbe reciso… per sempre.»
Abbassai lo sguardo.
«Si concentrò profondamente fissando un punto… Bisbigliò una sequela di esorcismi, forse in latino o non so in quale altra lingua… Per questo privilegio, per questo viaggio dovette pagare un tributo…»
Prese dalla scrivania un grosso ago per cucire i materassi, lo fissò intensamente, lo portò sotto il mento e lo mosse con lentezza da destra verso sinistra.
«Sacrificò sé stesso, senza un gemito. Il dolore e le gocce di sangue furono le monete con cui il Mago pagò il viaggio.»
Sentii un brivido freddo addosso.
«Sussurrò altri flebili esorcismi. I movimenti delle labbra diventarono via via più lenti e si assopì all’iniziò del difficile cammino, forse lo stesso di quando si muore. Il tempo durante la catalessi per lui trascorreva con altra cadenza…altrove le durate non esistono, un secondo equivale a un giorno, a un anno, a un secolo… qui passarono solo dei minuti ma per lui furono un’eternità. Ero stata istruita per bene dal dottor Agostini, che sapeva tutto del babbo. Lo sconsigliò di cimentarsi in una catalessi, ma sai com’era fatto… Posi uno stetoscopio sul petto con delicatezza, per non risvegliarlo mentre controllavo il polso. Ascoltavo le pulsazioni del cuore e, con questo, le contavo.» E strinse al petto l’orologio da taschino del babbo.
«Il ritmo rallentò fino a pochi battiti per ogni minuto…pulsazioni assai più lunghe di quelle dei vivi: principiavano dapprima flebili, poi si rinforzavano. Immagina il tocco prolungato di una pendola. Dooooonnn… Infine, pian piano svanivano nel nulla con un’eco. Dooooonnn… Capii che era arrivato a destinazione.»
Le parole lente, sicure, non raccontavano dei ricordi: la mamma aveva il Mago davanti a sé disteso sul letto. E allungò una mano per toccarlo, gli occhi si riempirono di lacrime della nostalgia.
«Il volto sbiancato… il corpo freddo… Quale paura provavo nell’attendere il battito successivo! E quale gioia provavo sentendo gli istanti di vita ricomparire dal mare della morte.»
Si levò dalla seggiola e riprese rivolgendomi le spalle.
«Dopo un’eventuale assenza di battiti cardiaci per trenta secondi avrei dovuto iniettare nelle vene una miscela di questi farmaci per risvegliarlo, ma non ce ne fu bisogno. Le rade pulsazioni non si spensero», e mi mostrò da un mobile una vecchia scatoletta di cartoncino chiazzato. Conteneva fiale di un liquido lattiginoso, altre di un liquido trasparente.
«Il sacrificio con il proprio sangue pagava il privilegio dell’accesso a quel mondo contiguo a quello dei vivi, ma non assicurava il ritorno alla vita! La sua anima doveva ritornare con le proprie forze… E si aggrappò al filo vitale che aveva lasciato dietro di sé.» Grosse lacrime segnarono il volto della mamma.
«Affrontasti una prova assai difficile. Poche persone l’avrebbero seguito in un’impresa così pericolosa. Una pazzia… Hai avuto una grande forza d’animo, nonostante la tua giovane età», sussurrai emozionato quasi senza voce con infinito affetto.
«Avevo ventun anni.»
«Perché lo aiutasti?»
«Venivo dalla montagna ed ero desiderosa di conoscere tutto. Non eravamo ancora sposati… Non mi obbligò, avrei potuto sottrarmi ma non lo feci… è semplice scappare. Se ritornasse al mondo rifarei tutto quello che ho fatto: tuo padre era il migliore dei maghi e riponevo in lui fiducia illimitata… io umile aiutante del potente Mago», rimarcò con orgoglio. «Assistevo senza sapere. Non so se lo fece per chiedere i servigi a favore di qualche persona, oppure un esperimento, una sfida. Doveva presentarsi davanti a Loro…»
«Cosa successe quando si svegliò?»
«Era molto stranito ma in breve tempo si riprese e, a l’una di notte passata, mi chiese di preparagli un piatto di tagliatelle al ragù. Dopo avere mangiato ritornò a letto. L’indomani mi disse solo che si trovò in una grande sala con un lungo tavolo davanti agli spiriti seduti intorno e che tutto era bellissimo. Null’altro.»

(Continua)

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