Per merito di mio padre, sono stato un ascoltatore di musica lirica molto precoce. A dieci anni possedevo una discoteca di dodici opere che conoscevo a menadito: La traviata, Rigoletto, Aida, Otello, Il Trovatore, Nabucco, Norma, Carmen, Andrea Chenier, Cavalleria Rusticana, La boheme, La forza del destino.
Poi mio padre se ne andò. Per i successivi tre anni delle scuole medie ebbi allora un rigetto dell’opera ed ascoltai per lo più musica leggera, con un blando interesse per la musica sinfonica che si sviluppò durante gli anni del liceo. L’opera lirica, invece, riprese con calma il posto di privilegio da cui era stata spodestata. Continua a leggere Come dice Celletti
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Tre millantatori all’Opera – Gnocco fritto e vecchi merletti
«Dov’è andato mai a rifinire? E pure era qui…non so, non so micca. Quando si cerca, la roba non salta mai fuori!»
Mantovani borbottava stizzito mentre scartabellava con affanno in una pila di spartiti messa sul pianoforte.
Rimestando le arie da opera, ribaltava le bamboline come se fossero birilli e, a mano a mano, rimetteva in piedi le sue ‘bambine’ nella loro immutabile posizione come i pezzi sulla scacchiera, con affettuosa acribia maniacale.
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